Well, amici sportivi, direbbe Dan Peterson.
Well, amici netturbini, dico io. Scommettiamo che..?
No, questa era un'altra trasmissione. Well, amici bloggers (questo si) parliamo di entertainment televisivo. C'é una trasmissione la domenica, su Canale 5, che si chiama "Buona Domenica". Fin qui niente di male.
Ma ripensandoci, si, c'é di male. Nella sua essenza metafisica (minchia che paroloni) questa trasmissione nno ha ragion d'essere. Ci sono i ballerini, ci sono i cantanti, ci sono le conduttrici (la Capua), ci sono i conduttori (Costanzo, Laurenti, De Filippi). Wait a minute! Costanzo, Laurenti, De Filippi? Ci dev'essere un errore. Ah, già, Costanzo é un giornalista.
E' uno sceneggiatore, un autore, un conduttore, un giornalista. Ed é anche un business man. Uno che passa per essere di sinistra, però é pagato dal leader della destra, per parlare di cazzate, per fare da paciere sulla sua poltrona tra coppie scoppiata, tra donne che conservano uno spirito alieno tra le tette ed esseri di dubbia sessualità.
Ok, prima di sentire critiche che nulla hanno a che vedere con la mia persona, specifico subito l'argomento e passo a parlarne. L'argomento é il wrestling. A me piace. E' una mia passione. Mi rendo conto che a molti può non piacere. Qualcuno riderà, qualcuno lo potrà deridere, qualcuno potrà esibirsi in qualche sorrisetto sarcastico, qualcuno potrà guardarlo con più o meno piacere, qualcuno potrà allarmarsi per le imitazioni tra i bambini (giustamente). E qualcuno potrà, percaritàdiddio, esibirsi nel più classico degli Sherlock Holmes: "Il wrestling é finto. Elementare, Watson!". MA NOOOOOOOOOO, incredibile, non pensavo si potesse scoprire l'acqua calda dopo secoli. Ok, non devo comunque parlare dell'eterna diatriba wrestling finto, wrestling vero, é sporto o non é sport.
Mi preme parlare invece dell'indegno tentativo di metterlo alla berlina da parte di chi il wrestling lo guarda (come me) e pretende rispetto, visto e considerato che il wrestling, ad oggi, oltre ad essere ritornato alla sua definizione di fenomeno mediatico (voglio vedere chi non si ricorda di Hulk Hogan, tra la WWF e Nitro, le prime trasmissioni trasmesse in Italia anni '80-'90), é pure un programma di punta del palinsesto Meeeeediaseeeet.
Tralasciando eventuali commenti di conflitti d'interesse (da questo orecchio in molti non ci sentono), mi domando con quali credenziali e con quali argomenti Costanzo si permette di parlare di wrestling, dato che non é palesemente nessuno per farlo (anche se il "potere mediatico" potrebbe essere un buon argomento) e dato che non ne sa palesemente un cazzo di nulla.
Credo che un giornalista, nel vero senso del termine (escludo eventuali buontemponi che vivono di gossip e bufale), dovrebbe documentarsi, osservare gli effetti e le cause del successo di un fenomeno, studiarlo nei dettagli, per avere la possibilità reale di esprimere un'opinione sensata su un argomento che, volenti o nolenti, ha un grosso seguito di gente che non lo segue per moda o perché non ha un cazzo da fare. Il wrestling può piacere. E' un reato? No. Qualcuno uccide, facendo wrestling? No. Qualcuno manca di rispetto a qualcuno se pratica o si diverte guardando il wrestling? No.
Il wrestling é uno sport-spettacolo. Può piacere, come non può piacere.
Ma la mia osservazione non si ferma qui. La rabbia é causata dalla strumentalizzazione di un evento spiacevole. Uno dei wrestler di punta della WWE (la federazione più ricca e più potente di wrestling, quella con più esposizione mediatica, per intenderci, i cui programmi si possono vedere al sabato in versione integrale sulle reti Meeediaseet) viene trovato morto in una camera d'albergo. Ok. Questi sono i fatti al momento.
Subito i giornali italiani motivano (non sapendo nulla): droga, alcool, vita sregolata. Magari picchiava anche i figli, perché no, fa notizia, fa ascolto, fa share.
Ci dimentichiamo magari che quest'uomo, morto, ha avuto una vita difficile. C'é stato un incidente che avrebbe ucciso chiunque: lui, fortunatamente, é riuscito ad uscirne indenne. Ed é ritornato sul ring, per la gioia dei fans. C'é stato l'alcool, la droga: é sceso nel baratro della dipendenza e ne é uscito, indebolito, provato, ma grazie all'amore della sua famiglia e grazie alla fede é tornato sul ring, per la gioia dei fans.
Una famiglia perfetta, amorevole. Eduardo Gori Guerrero Llanes aveva molti amici, un larghissimo seguito. Aveva una passione e ci é rimasto secco per seguirla. Perché il suo cuore non ha retto ai troppi viaggi, alla vita sregolata, ai vizi passati e ormai quasi dimenticati. Ha avuto una morte indolore, hanno detto i medici 10 giorni e una autopsia più tardi. Ma questo non fa notizia.
Il signor Costanzo, invece, dal suo scranno di potere mediatico, si é permesso di gettare fango. I Tg vari hanno fatto a gara a demolire un simbolo di un business al quale attingono a piene mani. Il wrestling fa palate di soldi, ma chissenefrega, la morale buonista della televisione commerciale ci dice che é meglio sputtanare, é meglio fare ascolto, é meglio fare scandalo, meglio mille Lecciso, mille coppie di famosi o presunti tali, scoppiate, meglio mille cazzate pseudo-artistiche in onda al Sabato tre ore prima del wrestling, meglio cento donnine pronte a mostrare le tette per essere famose, piuttosto che rispettare una morte, rispettare una passione, rispettare una famiglia, uno sport provato da un dolore grande. Meglio puntare il dito.
E' facile, signor Costanzo, é dannatamente facile per lei, seduto la domenica sul suo scranno di potere ad elargire consigli non richiesti, critiche immotivate e briciole di popolarità a chi non la merita, é facile sedersi al capo di una tavolata di sputa-veleno. Lei ha puntato il dito, signor Costanzo.
Spero che qualcuno non lo faccia mai con lei.